Quanto volte al giorno ci capita di inviare una mail o un semplice messaggio su WhatsApp? Sono ormai processi talmente naturali che li svolgiamo con una tranquillità tale che non ci viene da pensare quanto in realtà questi strumenti abbiano anch’essi un grava impatto ambientale. Se sommiamo infatti i costi di produzione energetici per la produzione del dispositivo, lo stoccaggio dei dati sui server, le materie prime utilizzate per ogni componente forse ci rimane più semplice capire quanto qualcosa che per noi è così banale e volatile in realtà gravi sulle condizioni ambientali. Dopotutto come qualsiasi attività umana sarebbe impossibile non aspettarsi delle conseguenze anche sotto questo punto di vista. Ovviamente non pensiamo che il metodo carta e penna utilizzato fino a qualche tempo fa fosse meno dannoso, visto anche il problema legato al disboscamento, ma sicuramente la quantità di lettere e telegrammi era di gran lunga inferiore a quello di SMS o mail che mandiamo al giorno d’oggi; una comunicazione che innegabilmente ha sempre avuto quindi, e sempre avrà, un impatto ambientale importante.
Il CO2 emesso dalle mail
Secondo quando riporta uno studio condotto dallo scrittore e ricercatore statunitense Mike Berners-Lee, per ogni singola mai che circola sulla rete vengono prodotti in media 4 grammi di CO2, che arrivano fino a 50 se al massaggio vengano aggiunti uno o più allegati. Basandosi su questi numeri è facile calcolare quanto le mail abbiano un forte impatto ambientale solo se consideriamo l’utilizzo costante che ormai ogni persona fà del servizio. Inviare 65 mail corrisponde infatti a fare circa un chilometro in automobile, stima che ha portato a calcolare un emissione di 136 chilogrammi di CO2 prodotti in media da ogni persona, che stavolta equivalgono all’incredibile numero di 320 KM rapportati ad un viaggio in auto. La praticità e la velocità di comunicazione che il servizio di posta elettronica offre ha di certo cambiato radicalmente il nostro modo di comunicare ma ha fatto sì che molti messaggi meno indispensabili vengano lo stesso inviati senza calcolare quanto in realtà siano dannosi per l’ambiente. Circa il 30% delle mail che vengono spedite infatti spesso non sono poi così determinanti nella conversazione, come quelle utilizzate per ringraziare o inviare gli ultimi saluti. Le stesse mail che sono al centro della discussione del movimento “Think before you thank”, un’organizzazione britannica che da anni sta lottando proprio per sensibilizzare la popolazione in merito all’impatto delle mail, visto che circa il 70% della popolazione mondiale non ha la minima idea di quanto una mail possa gravare sull’ecosistema.
Consigli per ridurre le emissioni
In realtà basterebbe che ognuno di noi compiesse delle piccole e semplici accortezze per fare in modo che le azioni digitali diminuiscano il loro impatto ambientale. Una piccola serie di accorgimenti che se sommati tra tutti gli individui della popolazione mondiale porterebbero un netto miglioramento. Per esempio parliamo di compiere le giuste mosse per garantire maggiore durabilità dei dispositivi, alleggerire o comprimere gli allegati delle email, preferire le riunioni online con solo audio rispetto a quelle video, privilegiare l’uso del Wi-Fi rispetto ai dati nello smartphone, spegnere il computer quando necessario e così via. Per non parlare poi dell’utilità di cancellare le mail che non ci restano utili: cancellando 10 mail per individuo si potrebbe arrivare ad un taglio delle emissioni fino a 40mila tonnellate (se calcoliamo 4 miliardi di account di posta). Anche disiscrivendosi alle newsletter che non ci interessano o agli abbonamenti obsoleti si può arrivare a compiere quel piccolo passo che in realtà è così grande per l’ambiente.